A fine inverno molti prati si ricoprono dei fiori dorati del Taraxacum officinale L., chiamato in mille modi a seconda di dove ci si trova. Purtroppo in molti lo guardano con diffidenza, accusandolo di essere troppo infestante (effettivamene una sola pianta può produrre fino a 5000 semi in un anno, che possono conservarsi fino a 9 anni!) e di rovinare i prati immacolati, ma esistono molte ragioni per iniziare ad amare questa erbacea che prospera con una tenacia fuori dal comune, tanto da crescere nelle crepe del cemento e prosperare negli angoli più ostili alla vita. Una delle ragioni è che possiamo preparare lo sciroppo di tarassaco.
Perché amare il Tarassaco
Innanzitutto ci sono ragioni ecologiche: a fine inverno tornano diversi impollinatori, e molti di loro gradiscono il nettare di questo fiore. Sebbene per le api non abbia emorme valore nutrizionale, loro favoriscono comunque polline e nettare, specie se si trovano in quelle campagne dove per ettari ed ettari di monocoltura non si vede un fiore per vari mesi, o forse proprio mai, causa diserbo. Meglio di niente, insomma! Anche diversi bruchi di lepidotteri gradiscono i doni del Tarassaco, chi desidera un giardino per le farfalle sarà felice di ospitarli e nutrirli a dovere.
Passando ad esaminare il Tarassaco dal punto di vista etnobotanico, e più nello specifico fitoalimurgico, è noto che ogni singola parte di questa pianta sia commestibile, ragion per cui costituisce una grande risorsa per chi sappia apprezzarla e valorizzarla.
Le foglie possono essere utilizzate in insalate oppure cotte e ripassate in padella, infine utilizzate come ripieno per pasta, piadine, torte salate, o nelle zuppe.
I boccioli possono essere messi sotto sale e utilizzati al posto dei capperi. Le radici si possono tostare e utilizzare al posto del caffé. I fiori possono essere utilizzati per sciroppi, per aromatizzare il vino (secondo la tradizione anglosassone), o fritti con la pastella. Ogni parte della pianta può essere utilizzata (previo consulto medico, soprattutto per chi ha patologie renali) per preparare tisane e decotti, essendo note da millenni le sue proprietà diuretiche, tanto da meritarsi il nome di “Piscialetto”, in francese “Pissenlit”, che suona più elegante.
Lo sciroppo di Tarassaco, viene anche chiamato Miele di tarassaco (sebbene esista il vero miele di Tarassaco, preparato dalle api) e usato come sostituto, portando il nome di Miele di maggio. Pare che la ricetta abbia origine nell’Europa orientale, ma ormai è diffusa ovunque.
Sciroppo di tarassaco
350g di fiori freschi,
1 litro e mezzo di acqua
1 kg e mezzo di zucchero
3 limoni non trattati
Dopo aver lavato i fiori per eliminare le impurità, si fanno bollire con l’acqua e i limoni tagliati a fettine per un’ora. Passato questo tempo si filtra il liquido eliminando i fiori e si unisce lo zucchero, per far poi bollire a fiamma molto bassa per altre 2 ore, fino ad ottenere la consistenza tipica del miele. Si conserva in vasetti con lo stesso metodo delle marmellate.
Non c’è davvero ragione per non cessare le ostilità con questa pianta amica di tutti gli abitanti del nostro bellissimo Pianeta, anzi, conviene proprio farsela amica, e magari aspettare un pochino prima di passare col tagliaerba, o suddividere il giardino in zone in cui tagliare alternatamente, per avere sempre una zona fiorita, almeno fino all’arrivo della canicola, quando anche il Tarassaco si rilassa dalla sua opera di colonizzazione del Mondo!
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Grazie.
Mi piacciono molto I suoi articoli.
Mirella
Grazie mille Mirella 🙂
Molto interessante!!!grazie ,sei sempre una risorsa🤩