Era una mattina d’inverno dell’anno scorso, il sole era basso, e in controluce, tra i meli che costeggiano l’orto, ondeggiavano al vento spighe secche di graminacee spontanee che non avevo estirpato. All’improvviso un uccellino, di cui dalla finestra della cucina potevo vedere solo la sagoma per il sole in fronte, si è appoggiato a uno stelo e ha becchettato i semi ancora presenti sulla sommitá.
Epifania.
In quel momento quelle erbe, che in estate avevo guardato con non troppa simpatia, e avevo lasciato per pigrizia, erano diventate la meraviglia piú inaspettata del giardino invernale, il centro di una scena cosí naturale da farmi sentire sciocca per non averla immaginata prima di assistervi.
La storia delle graminacee è la nostra storia
Le graminacee sono il grano dell’ecosistema, sono il pane di tanti animali, e sono anche la base della nostra alimentazione.
Nel suo romanzo “Briding grasses” (La meravigliosa trama del tutto) Robin Wall Kimmerer racconta di come le radici di Typha latifolia fossero usate dagli indigeni americani come pane, dopo averle raccolte nelle acque paludose. Che incredibile scoperta che poco dopo aver letto questo libro siamo capitati per caso al museo delle erbe palustri di Villanova di Bagnacavallo, e abbiamo scoperto che la stessa cosa avveniva qui, dall’altra parte del Pianeta, dove una comunità intera si sostentava grazie alla stessa identica pianta!
Ricordo che quando ero piccola andavo al mercato del mio paese, e le signore avevano appese al manubrio della bici le borse di paglia con dentro chi la spesa, chi le uova da vendere ai cittadini, chi altri raccolti di campagna. Andavano in paese in bicicletta per racimolare qualche soldo utile per comprare ció che nelle fattorie non si poteva produrre. Quelle borse erano realizzate artigianalmente con foglie e steli secchi di graminacee, intrecciate a mano. L’economia di una intera zona della Romagna per alcuni decenni si è fondata primcipalmente su questo tipo di manufatti,diventati poi di moda, fino all’avvento di uno dei materiali piú problematici che abbiamo inventato: la plastica.
Le graminacee ci hanno dato cibo, riparo coi tetti di giunco, sedie impagliate, utensili, eppure sono decenni che girando vedo uomini armati di nebulizzatore per combatterle a suon di veleno. Le graminacee e la vita di tutti sono strettamente interconnesse, come noi ne utilizziamo le varie parti per scopi diversi, anche la piccola fauna ne trova vantaggio sia come rifugio, sia prelevando fogliame come materiale da costruzione per tane e nidi. Quand’è che la Natura ha iniziato a sembrarci sporca? Perché spesso scegliamo di annientarla invece che semplicemente contenerla quel tanto che basta a una convivenza pacifica?
Le graminacee del Vivaio Terraluna
Tutti questi pensieri mi accompagnavano mentre mesi fa seminavo le mie prime graminacee, con lo spirito curioso di chi si chiedeva come sarebbe andata questa nuova avventura. Ecco, così sono nate da seme le graminacee del Vivaio Terraluna, in mezzo a tanti pensieri di amore e fiducia nello star scoprendo, o meglio ri-scoprendo, un mondo fatto di forme e colori che cambiano nelle stagioni.
Spero di avervi fatto guardare queste meravigliose piante con uno sguardo diverso!